Percorrere e conoscere un territorio attraverso i beni culturali e il paesaggio non è la sola chiave di accesso alla sua anima più tradizionale. Fare esperienza vera della cultura materiale che ha forgiato città, paesaggi ed economia è entrare più a fondo nel sistema dei valori condivisi, è ammirare i frutti di antichi mestieri ancora vivi e radicati nella storia, rappresentati ancora oggi nella città di Gubbio dalle università delle arti e mestieri di origine medievale, associazioni così importanti da essere formalmente coinvolte nella vita politica dell’età dei Comuni. I loro Statuti regolamentavano la produzione sotto il profilo della quantità e della qualità in modo minuzioso imponendo e tramandando precisi sistemi di lavorazione, per questo camminare per i vicoli delle nostre città e sentire ancora il ritmico battere del martello dei fabbri sull’incudine, o il risuonare della martellina dello scalpellino sul concio di pietra per forgiare un elemento architettonico assume una forza evocativa unica.

La presenza di un artigianato vitale e la sua declinazione come artigianato artistico è elemento presente nelle città e nei borghi dell’Umbria del Nord Est dove ancora oggi si realizzano opere e prodotti di grande valore culturale e artistico, pezzi unici, originali, ricercati e di grande qualità estetica. Le vetrine delle botteghe e dei laboratori solo in parte mostrano le meraviglie prodotte ben distinguibili dalle produzioni in serie. E così i colori , le decorazioni i riverberi della ceramica dalla tradizione antica , ma capace di guardare con occhio attento all’oggi illuminano e colorano le vie medievali di Gualdo Tadino e di Gubbio dove ogni bottega propone i propri decori, i propri colori e le proprie forme. Erede di una tradizione che è rimasta fiorente in un lungo arco di tempo che dal XIII sec. giunge ai giorni nostri, la ceramica rappresenta forse il settore più emblematico e ricco tra le varie attività artigianali per il suo valore culturale e storico artistico, stimolo anche alla produzione caratteristica di artisti locali. Non per caso esistono nelle due città musei tematici relativi alla ceramica e collezioni permanenti nei rispettivi musei civici tra cui, per la presenza delle antiche muffole, vale ricordare il Museo opificio Rubboli.

Nocera Umbra invece raccoglie presso Palazzo Camilli l’esposizione dell’associazione “ Il telaio Umbro” con lo scopo di divulgare e promuovere la tradizione artigianale tessile, custodirne la memoria , mostrarne i manufatti e gli antichi telai recuperati nell’antico monastero di clausura di S. Giovanni Battista e formare a quest’arte le nuove generazioni. Questa tradizione oltre che presente nelle botteghe che propongono la famosa tela umbra a Gubbio ha dato vita ad un laboratorio in pieno centro storico dove si realizzano souvenir di qualità e manufatti artigianali tessili secondo le diverse tecniche della tessitura a telaio manuale. È però nella città di Gualdo Tadino che l’arte dei tessuti e soprattutto della sartoria ha fatto sorgere un’esperienza che è un unicum ed ha saputo travalicare i confini cittadini e regionali . Dalla tradizione secolare e dall’esperienza professionale di una sartoria familiare è scaturita l’eccellenza di una produzione di costumi storici e teatrali che arricchiscono i cortei storici delle più importanti rievocazioni storiche non solo regionali e le più note produzioni cinematografiche e teatrali.

Visitare le chiese dei borghi e delle città consente di apprezzare il valore delle botteghe che soprattutto dal Quattrocento al Seicento diedero loro lustro con la realizzazione dei grandiosi apparati lignei dei cori, degli organi, dei leggii e dei seggi episcopali. I lavori eccelsi di intaglio e intarsio ricordano un’arte , quella del legno che nella città di Gubbio ha visto per generazioni e soprattutto nel XVI sec. all’opera i membri della famiglia Maffei. Ancora oggi a Gubbio raffinatissimi ebanisti operano sia nel campo del restauro che della produzione raggiungendo vette di vera eccellenza. Grazie a loro oggi è di nuovo possibile per tutti ammirare in fedelissima copia lo studiolo a tarsie prospettiche di Federico da Montefeltro realizzato per il Palazzo Ducale di Gubbio . L’originale fu venduto nel 1874 ed è attualmente in esposizione al Metropolita Museum of New York . Scultura su legno sono presenti nel Museo archeologico con la collezione permanente Enzo Angelini

Ma cosa lega soprattutto i nostri centri storici ai mestieri del passato se non la lavorazione della pietra con cui tutto è costruito ? Case, palazzi pubblici e privati, chiese , torri e mura di cinta tutte rappresentano pietra per pietra il lavoro dei muratori e degli scalpellini la cui arte a Gubbio è ancora forte e attiva con l’ Università dei Muratori Scalpellini e Arti congeneri. Il lavoro di muratori e scalpellini presente nel restauro del centro storico ha assunto anche declinazioni artistiche soprattutto nell’opera di un grande maestro scalpellino Giuseppe Calzuola che ha realizzato opere molto complesse e ricche di simboli presenti nel Museo Laboratorio della Pietra a lui dedicato e nelle sale del Museo Diocesano di Gubbio. Il suo lavoro sta ispirando giovani artigiani sinceri eredi di un mestiere millenario.

Anche l’antico mestiere di lavorare il ferro , sempre sostenuto dall’Università di riferimento, quella dei Fabbri, è ancora presente e vivo nella città di Gubbio dove accanto alle produzioni classiche ha trovato grande spazio la realizzazione di pezzi che vanno ad inserirsi nella decorazione e arredamento di ambienti classici e moderni.

Le antiche e tortuose vie della città di pietra riservano ancora sorprese , dalla lavorazione della pelle presente in caratteristici negozi con annessi laboratori artigiani e legatorie dove si applicano tecniche plurisecolari, valore aggiunto dei prodotti realizzati alla passione e saper fare che danno vita ad architetture, complementi d’arredo e decorazioni realizzate in gesso e stucco alle esperienze e scuole di calligrafia e miniatura proposte dall’associazione Arte del Libro Unaluna che ripetendo i gesti dei cartai del XIII sec. Realizzano carta di cotone e riferendosi alle tecniche e alle indicazioni dei trattati antichi ripropongono miniature e dorature come in uso nelle botteghe e monasteri medievali.

Uno scrigno di saperi e saper fare che ci riportano ad antiche pratiche, a sistemi economici e sociali di cui rappresentano l’eco; non solo conoscenze e segreti tramandati o più recenti riscoperte ma sempre più spesso la ricerca nel passato della spinta per costruire il futuro.