Torre del palazzo comunale

Nel Medioevo sono rispettivamente la bertesca del castello, che permetteva la difesa delle mura, come voluto dagli Statuti, e la sua annessa domus per incrementare l’armamento difensivo e in cui risiedeva il Vicario. Di tutte le bertesche che gli Statuti vogliono lungo la cinta muraria, con uguali caratteristiche e fini si conserva quest’unico esemplare, presente sin dalla metà del Duecento. La merlatura in mattoni appare successiva al XIV secolo, mentre è datata 1536 l’ultima robusta porta, di cui si conserva un’anta, del goticheggiante arco d’ingresso, sotto il quale si vedono ancora i cardini; questa porta, di cui si conserva la chiave, risulta vigilata giorno e notte, come le altre porte di Fossato. I Custodi delle porte impedivano l’ingresso anche a i contribuenti che abitavano fuori dalle mura, se sprovvisti dell’apposita licenza del sindaco e degli addetti all’organizzazione della guardia alle porte. La torre era l’unica porta d’accesso sul fronte ovest dell’insediamento murato e per la sua particolare importanza era protetta da due porte che controllavano l’accesso alla piazzetta stessa antistante la torre merlata.

Il Roccaccio

È il rudere del primitivo castrum fossati. In greco fossaton significa fortificazione in altura, a difesa della Flaminia e delle popolazioni sopravvissute, dopo la scomparsa della romana Helvillum, l’attuale Borgo di Fossato, avvenuta presumibilmente durante la guerra goto – bizantina del VI secolo d.C. Strategica e inespugnabile rocca di frontiera, unico e solitario baluardo di tutto il Nord – Est umbro per circa sei secoli, nel ‘200 vede sorgere ai suoi piedi il borgo, inglobato poi all’interno della cinta muraria, incluse le funzioni amministrative. Viene citata nei registri delle note di spesa comunali per l’ultima volta nel 1701 e compare in un disegno  del 1817, ancora in piedi, con tanto di mastio o cassero. Oggi rimane solo il rudere.

Vecchio Palazzo Comunale

È il palazzo comunale del castrum di Fossato della cui edificazione si legge negli Statuti medievali già nel Duecento. L’anno in cui Fossato viene citato per la prima volta come comune è il 1266.

Era il luogo delle funzioni amministrative della comunità, è ubicato al centro del castello, su un angolo della sua piazza maggiore e sul punto di confluenza delle strade interne. La struttura a copertura lignea, immittente al piano superiore del palazzo e poggiante sulla volta di pietra, è la loggia dell’abitazione del Vicario del castello, che lì, alla presenza di testi, espone e rende noto a tutti il completato e grande Corpus iuris che il libero Comune si è dato. Il palazzo nel Medioevo ospitava anche la curia, nella quale il Vicario amministrava due volte al giorno giustizia a porte aperte, mentre era proibito stare presso il palazzo, salvo pagare una piccola pena di due soldi, quando in esso erano in corso il Consiglio e quando si distribuiva il salario o l’imposizione della tassazione. Oggi è la sede dell’Antiquarium comunale.

Rocche e antichi palazzi Gualdo

Rocca Flea

Il suo nome, derivato dal vicino fiume Flebeo, poi chiamato Fleo, si trova già citato in documenti del XII secolo. Appartenuta inizialmente agli Atti, signori di Foligno, con il succedersi delle diverse dominazioni imposte alla città, vi si insediarono dapprima le milizie di Federico il Barbarossa poi quelle di Papa Innocenzo III e nel 1208 quella della guelfa Perugia. Danneggiata dai conflitti, venne restaurata e rafforzata da Federico II nel 1242: dai fianchi della fortezza si dispiegavano le mura civiche che andavano a circondare l’intero abitato. Nel 1350, quando Gualdo fu di nuovo assoggettata da Perugia, iniziò la costruzione del cassero, sul quale, infatti, insieme all’emblema cittadino, figura il grifo rampante. Il capitano di ventura Biordo Michelotti, nel 1394, apportò ulteriori restauri di cui lasciò memoria in una lapide murata sopra il torrione centrale. Da allora la fortezza iniziò ad essere chiamata anche ARX MAIOR TERRE GUALDI, così distinta dal palazzo fortificato del capitano del popolo detto ARX MINOR. Nel XVI secolo divenne residenza dei legati pontifici preposti al governo della città. Tra questi il cardinale Antonio Maria Ciocchi del Monte e il cardinale Giovanni Salviati apportarono numerosi restauri e modifiche alla rocca e lasciarono incisi i lori nomi sulle cornici in pietra. Importanti personaggi hanno soggiornato alla Rocca Flea: Federico III d’Asburgo (1493), Isabella d’Este (1493), Lucrezia Borgia (1502), Cesare Borgia (1503). Ai cardinal legati succedettero i commissari apostolici, che abitarono la rocca fino al 1798. Nel 1817 la rocca venne ceduta al governo pontificio di Nocera che la ridusse ad uso di conservatorio correzionale per le donne di mal costume e infine con la destinazione, nel 1888, a carcere mandamentale dello stato italiano. A seguito di un sapiente restauro, ospita dal 1999 il Museo Civico.

Palazzo del Podestà e Torre civica

In piazza Soprammuro sorgono il Palazzo del Podestà e la Torre Civica che risalgono al XIII sec. ed erano la sede del magistrato preposto al governo cittadino. Oggi il Palazzo è appena un terzo della struttura originaria per i danni subiti con il terremoto del 1751. La sua mole e, in origine, il fossato che la proteggeva, la rendevano una imponente struttura militare definita Rocca Minore, in confronto alla maestosa Rocca Flea. Oggi il Palazzo è sede del Museo Regionale dell’Emigrazione “Pietro Conti”.

Castello di Crocicchio

Costruito su di un colle dal quale domina i terreni circostanti, fu sottoposto per circa un secolo al dominio dell’abbazia di Valdiponte, antico complesso monastico benedettino a nord di Perugia. Tramite decreto emanato dalla Rocca di Assisi, Nicolò I Piccinino, capitano generale delle truppe pontificie, pose il castello sotto la giurisdizione del Comune di Gualdo Tadino nel 1444. Con l’annessione del Ducato di Urbino allo Stato della Chiesa nel 1631 il castello perse progressivamente la propria importanza strategica, diventando residenza estiva di vari proprietari.

Palazzo trecentesco

Il palazzo trecentesco in stile gotico è situato in via Calai. Recentemente restaurato, presenta una facciata in pietra di raffinata fattura. La linea è esaltata da due eleganti bifore con archi trilobi. Inizialmente l’edificio era di proprietà privata e fu venduto al Comune di Gualdo Tadino nel 1908. Dal 1915 al 1918, iniziarono i primi restauri. Nel 1919 il palazzetto divenne la sede ufficiale della Pinacoteca comunale. In seguito il palazzetto fu sede della associazione locale Pro Tadino. Ora il palazzo ospita il Museo del Somaro – Centro Arte Contemporanea.

Porta San Benedetto e Cinta Muraria

Delle quattro porte di cui era dotata originariamente la cinta muraria gualdese, quella di San Benedetto e di San Donato sono residua testimonianza; mentre non giungono a noi quelle di San Martino e di San Facondino. Erette nel 1242 da Federico II di Svevia, le mura erano composte di diciassette torri intervallate dalle quattro porte. La loro costruzione è ricordata da una preziosa memoria lapidaria che interpretata così recita: PORTA DI SAN BENEDETTO REGNANTE FEDERICO IMPERATORE, MESE IV, ANNO DEL SIGNORE 1242.

 

Rocche e palazzi Nocera

Castello di Postignano

Data la sua posizione, che osserva la città di Nocera e un vasto territorio, in epoca longobarda fu scelto come luogo di presidio fortificato e sicuro da incursioni nemiche; la sua importanza era data anche, dalla vicinanza alla Via Flaminia, attraverso cui transitavano eserciti e viandanti diretti verso Roma.

I primi abitanti del castello furono nobili longobardi, discendenti dai conti di Nocera Umbra e dai Monaldeschi di Orvieto. Intorno all’anno 1150 vi nacque san Rinaldo, che fu poi vescovo di Nocera, figlio primogenito del conte del luogo, Napoleone, la cui sposa (secondo un’antica tradizione) si chiamava Lucrezia. Dall’anno della morte del santo (9 febbraio 1217), Postignano è entrato per sempre nella storia di Nocera e della Chiesa.

Il castello, abitato fino a tutto il XIV secolo, venne poi in possesso della Camera Apostolica, come risulta dai Registri Vaticani, che lo dava in affitto a chi ne avesse fatto richiesta. Nel XVI secolo divenne pericolante, fu abbandonato e con il materiale delle muraglie furono costruite alcune case per i contadini dei terreni circostanti, che vi restarono fino intorno al 1950. Abbandonato del tutto, ora anche da lontano sono visibili le sue imponenti rovine.

Il castello di Salmaregia

Il castello di Salmaregia era il principale e più importante della rete di fortilizi che dominava e proteggeva l’omonima valle e dei quali attualmente in territorio nocerino rimane il solo Giuggiano, l’odierna Casaluna. Al castello che, malgrado alcuni interventi discutibili, è ancora ben conservato si giunge principalmente attraverso la strada provinciale che passando per monte Alago si ricongiunge alla via Clementina al Passo del Termine. Anticamente alla valle di “Somaregia” si arrivava per mezzo del diverticulum della via Flaminia che da Nocera portava ad Ancona, tracciato modificato e migliorato da papa Clemente XII (da cui il nome della strada “Clementina”) nel 1734. Salmaregia è un castello di poggio posto su una piccola collina che ne garantisce almeno su tre lati una buona difesa. La sua pianta è ellissoidale e sia le abitazioni che le strade seguono questo andamento sfruttando le curve di livello. L’elemento principale che caratterizza l’insediamento e lo domina è il grande cassero di forma quadrangolare e alto attualmente circa 22 metri, purtroppo l’interno è completamente diruto. Tra le altre costruzioni del castello di notevole c’é il palazzo dei signori, anche se fortemente rimaneggiato, mentre le mura del castello sono leggibili solo nei tratti in cui coincidevano con le pareti esterne degli edifici. Fuori le mura e in epoca successiva al nucleo originale, si sviluppò un piccolo borgo forse anche lui circondato da mura. Salmaregia aveva anche una “villa” (l’attuale Ville Santa lucia) caratteristica che l’accomuna all’altro dei due castelli più importanti del nocerino , Postignano.

La torre civica di Nocera Umbra

Il Torrione detto “Campanaccio” è del sec XI, unico resto della Rocca dei Castellani. E’ l’unico elemento residuo della possente Rocca (arx fortissima) che si ergeva sul colle fin dal sec XI. Ha subito numerosi danni nel corso dei secoli, a causa sia degli assedi (1248, 1744) che dei terremoti (1279 e 1747-1751). Nel 1421 fu teatro di un sanguinoso episodio di sangue: il Castellano attirò in un agguato ed uccise, per vendicare il proprio onore, Niccolò e Bartolomeo Trinci di Foligno; seguì la feroce rappresaglia di Corrado Trinci. Più volte ricostruito, perché distrutto dai terremoti del 1751 e 1997 il “Campanaccio” è pur sempre il segno visibile dell’acropoli nocerina.

Rocche e antichi palazzi Gubbio

 

PALAZZO DUCALE, PALAZZO DEI CONSOLI, CASTELLI

Abbandonata la città romana, che si estendeva a ventaglio in un’area pianeggiante e a valle del torrente Camignano, l’abitato di Gubbio, lentamente, si sposta verso le pendici del monte. Questo processo si intensifica in epoca altomedievale ma soprattutto nel XII secolo quando Gubbio viene ricostruita in posizione di altura, sopra un’alta scarpata, dove, appunto, vengo edificati la cattedrale e l’antico Palazzo Comunale o Palazzo della Guardia. Prime modifiche di queste costruzioni si devono al conte Guidantonio da Montefeltro all’interno di un vasto progetto di riassetto delle fortificazioni dello Stato affidate a mastro Agnolo da Como che ristrutturò il Cassero e la rocca anteriore di S. Ubaldo. Con Federico da Montefeltro il Cassero fu inglobato in un nuovo sistema di fortificazioni (Rocca nuova di Sant’Agnese); la nuova residenza ducale (1476-1480) viene attribuita a Francesco di Giorgio Martini che proseguì l’opera del Laurana. Torre, Palazzo Comunale e della Guardia e antica piazza (che diviene il cortile rinascimentale della struttura) vengono inglobati nel nuovo edificio. Il cortile è porticato lungo tre lati mentre, lungo il quarto, è concluso da una parete cieca con una serie di mensole ed archetti che sorreggono, come le colonne degli altri tre lati, la trabeazione e la facciata del piano superiore. Nel palazzo fa realizzare un nuovo studio, una stanza dove potersi ritirare in tranquillità; è il famoso studiolo a tarsie prospettiche i cui pannelli riflettono la cultura, le passioni e le inquietudini di un condottiero rinascimentale. Tali pannelli furono intarsiati dal fiorentino Giuliano da Maiano su disegno di Francesco di Giorgio e forse di tele dipinte da Pedro Berreguete. Nelle sale interne, corredate ancora di alcuni originari arredi, è esposta una raccolta di opere pittoriche che illustrano le fasi evolutive della pittura eugubina tra XIII e XVIII secolo. A piano terra è possibile accedere all’area scavata al di sotto del cortile dove si possono vedere i resti delle preesistenti strutture medievali. Nei piani alti del palazzo si trova una sezione dedicata alle opere vincitrici della Biennale d’Arte Contemporanea di Gubbio con lavori di Leoncillo, Pomodoro, Castellani.

Nel XIII secolo l’ampliamento della città muraria e la costruzione delle maggiori chiese cittadine, determinarono localizzazione e morfologia dell’attuale nucleo urbano. Nel 1321 quindi gli eugubini decidono di costruire un nuovo complesso architettonico formato da Palazzo dei Consoli, Piazza Grande e Palazzo del Podestà. Il Palazzo dei Consoli era il luogo emblematico del governo cittadino medievale. La lunetta del portale presenta un affresco raffigurante San Giovanni Battista e S. Ubaldo ed è opera di Bernardino di Nanni dell’Eugenia. Sull’architrave sono scolpiti tre stemmi un tempo policromi: quello di Gubbio, dello Stato della Chiesa e del re Roberto d’Angiò. Nel 1389 si conclude la torre campanaria, mentre nel 1491 si delibera il completamento della piazza pensile.

Il territorio eugubino ha visto, specie dall’Alto Medioevo, un processo di incastellimento in molte sue zone, frutto questo del progressivo spostarsi dell’asse politico ed economico verso il feudalesimo. Attorno al castello si strutturò ben presto un sistema difensivo assolutamente necessario in un’epoca in cui le lotte di fazione, le faide e le invasioni, erano la nota dominante dello scenario politico, sociale ed economico. I nomi di alcuni casati, a partire dai Gabrielli, per finire coi Della Porta, passando per quelli dei Montefeltro e dei Della Rovere, araldi delle Signorie, hanno legato le loro sorti a molti di questi castelli e manieri, teatri di battaglie, intrighi, faide, permute e scambi di vario genere.

Castiglione Aldobrando vide i combattimenti più sanguinosi tra Gubbio e Perugia; fu costruito dopo il 1071, distrutto nel 1217, fu ricostruito nel 1250 e ristrutturato nel 1415 e 1432.

Il castello di Baccaresca si trova nella frazione di Branca, fu feudo di Corraduccio della Branca e Nicola Sforzolini ne fu primo Capitano di custodia.

Tra Gubbio, Perugia e Valfabbrica si trova il castello di Biscina, feudo dei Conti di Coccorano.

Importante per il suo carico di storia è il castello di Colmollaro, di proprietà anticamente di Bosone Novello de Raffaelli da Gubbio, che vide la presenza di Dante Alighieri, amico di Bosone.

Altro importante castello è quello di Carbonana, in posizione dominante lungo la statale che collega Gubbio a Umbertide, menzionato per la prima volta nei documenti eugubini nel 1192.

Un tempo ricadente nel territorio di Gubbio e ora pertinente al Comune di Valfabbrica è il castello di Giomici. Di competenza dell’antico monastero di San Donato di Pulpiano e della città di Gubbio, vide tutti i rovesci del fronte bellico sempre vivo tra Gubbio e Perugia.

Nella frazione di Carbonesca si trova il Castello di Magrano, anticamente in una posizione strategica per il controllo del sottostante fiume Chiascio e per la difesa del settore sud-est di Gubbio. Questo castello rimane uno degli esempi di architettura difensiva, con un ruolo primario nella promozione dell’economia mezzadrile nel ‘900.

Tra Scritto e Biscina vi è il Castello di Petroia. Nel 1257, i Signori di Petroia si sottomisero a Perugia, col castello e le altre proprietà, ma appena 35 anni dopo, nel 1292, si assistette alla ribellione dei feudatari, che chiesero e ottennero la sottomissione a Gubbio.

Nei pressi dell’Abbazia benedettina di San Verecondo di Vallingegno sorge l’omonimo castello, lungo la strada Gubbio-Perugia, pochi chilometri prima della località di Scritto. Oggi di proprietà privata, la sua costruzione è probabilmente anteriore al 1300 e faceva parte del sistema difensivo sulla destra del Chiascio, insieme al castello di Petroia e a quello di Biscina. Il castello è stato dichiarato monumento nazionale dal 1987.