FOSSATO DI VICO

La compilazione degli Statuti nasce in epoca medievale dall’esigenza di fissare antichi usi e consuetudini, di codificare vecchie norme tramandate a memoria e aggiornarle ai tempi, oltre a tutta una serie di diritti e doveri al fine di regolare il vivere civile all’interno della Comunità.

Il contenuto, infatti, contempla tutti gli aspetti, da quello politico-amministrativo al giudiziario, socio-territoriale, economico e agro-pastorale, religioso, urbanistico, misurativo, geo-topografico e umano.

Il Comune di Fossato di Vico possiede gli Statuti medievali tra i più antichi dell’Umbria che rappresentano anche il più antico documento scritto rinvenuto, eccetto alcuni precedenti dati isolati.

Composti di 265 Rubriche o articoli, cui seguono dieci Riformanze o Riforme, ossia gli aggiornamenti successivi alle norme statutarie precedenti per adeguarle così ai tempi, la prima è datata 1394 e l’ultima 1510.

Si tratta di due copie, conservate presso l’Archivio storico comunale, una membranacea e l’altra cartacea o bastardello, collocate cronologicamente tra il 1510 e il 1540, tratte dall’originale duecento-trecentesco andato perduto e redatte in lingua latina.

Originale che si può ipotizzare abbia visto la sua compilazione, attraverso una stesura graduale, diluita nel tempo, con la durata di quasi un secolo, e cioè dal 1266 circa, anno in cui si ha la prima notizia di Fossato assimilato a Comune, al 1386 anno della loro pubblicazione.

I redattori erano eletti dall’arenga in numero di nove come prudentes homines et statutarios, scelti tra prudentese et discreti viri.

E proprio nella copia cartacea si può leggere la data precisa avvenuta il 13 maggio 1386, in Logia habitationis del Vicario di Fossato, Consolo, alla presenza del Sindaco del castello, Pietro di Corradino, e di tre testimoni sempre di Fossato, Bartolomeo di Pace, Antonio di Vanni e Mascetto di Ventura.

La copia pergamenacea, che originariamente aveva una coperta di legno rimossa a seguito del restauro del 1990, manca di diverse carte, mentre quella cartacea è molto più completa tanto da permettere l’integrazione tra i due pezzi.

Le autorità presenti sono tre e cioè il Castellano, che nel Medioevo fossatano ha tre funzioni poi diversificate: è il capo del Castello, poi è l’affittuario delle Comunanze, beni immobili che Perugia possiede nel territorio fossatano, e della Rocca, infine è soltanto il custode di quest’ultima.

Il Podestà che rappresenta la massima autorità del castello e il Vicario, il magistrato simbolo di Perugia quale città dominante, che Fossato grazie ad una ratifica di un’antica situazione, ottiene di eleggere autonomamente attraverso l’arenga, il massimo consesso del castello stesso.

Al Vicario, eletto per un semestre, spettano la gestione del Castello in tutte le sue forme e l’amministrazione della giustizia.

Gli Statuti per circa tre secoli di età comunale e per altrettanti in epoca pontificia, nonostante la sottomissione allo Stato della Chiesa l’11 maggio 1540, che ne ha riconosciuta e accettata la notevole valenza storico-sociale, sono stati usati a Fossato come sistema di autogoverno.