Il mondo dell’arte contemporanea non è estraneo all’area interna di Nord Est che ospita con continuità prevalentemente negli spazi espositivi di Gubbio e Gualdo Tadino figure ed esposizioni di rilievo del panorama nazionale e non solo. Accanto a queste presenze temporanee esiste però una realtà permanente e ben consolidata di grandissimo valore culturale infatti Palazzo Ducale, il giardino ottocentesco di Parco Ranghiasci e il Museo Civico Palazzo dei Consoli ospitano una selezione di opere di scultura contemporanea che rappresentano davvero una proposta unica nell’area interna di Nord Est. Si tratta di una esposizione antologica di opere di artisti che hanno partecipato alla Biennale di Scultura di Gubbio evento nato nel 1956 come manifestazione per la ceramica e il ferro battuto, attività artigianali e artistiche caratteristiche della tradizione eugubina. Nel corso degli anni la Biennale si è trasformata in una manifestazione esclusivamente artistica e in particolare di scultura, della quale segue tutti i mutamenti e le evoluzioni, fino alle installazioni e alle performance. Seconda solo a quella di Venezia per durata, qualità degli artisti e dei curatori, la Biennale di Gubbio ha visto la presenza dei principali storici e critici d’arte contemporanea e i migliori scultori italiani con qualche presenza europea. Hanno partecipato da Argan a Crispolti, da Fagone a Bonito Oliva, da Corà a Calvesi e da Leoncillo a Spagnulo, da Valentini a Staccioli, da Uncini a Zorio, dai Pomodoro a Mainolfi e tanti altri.

A partire dalla XXIV edizione accanto alle esposizioni temporanee con gli omaggi agli artisti e le presenze delle Accademie di Belle Arti, si è iniziato a realizzare un museo della Scultura Italiana e Contemporanea, all’aperto negli spazi di Parco Ranghiasci e al chiuso negli spazi di Palazzo Ducale e Palazzo dei Consoli strutturandolo su un nucleo storico costituito dai premi della manifestazione o donazioni e opere di artisti particolarmente legati alla storia delle Biennali di Gubbio. L’esposizione di Palazzo Ducale conserva oltre al nucleo fondamentale delle sculture anche il materiale documentario costituito da manifesti, cataloghi e fotografie volti a collocare la Biennale di Gubbio nel contesto della storia dell’arte italiana e nella storia della comunità che l’ha ideata. Nelle opere in metallo il linguaggio che prevale è quello dell’informale con maestri quali Arnaldo Pomodoro, e Nino Franchina, sono rappresentati i diversi linguaggi che si affermarono in Italia dagli anni 60 in poi con opere tra gli altri di Caruso, Castellani, Leoncillo, Lewitt, Lorenzetti, Carroli, Manuelli e Ramous. Il percorso di Palazzo Ducale si completa naturalmente con le opere di grandissimo spessore nazionale e internazionale presenti nello spazio di Parco Ranghiasci dove si unisce alla possibilità di godere della natura del pittoresco giardino all’inglese anche la visione di sculture di maestri tra cui Spagnulo, Mattiacci, Bellucci, Klerr, Boniardi, Catania e Bonoli. In virtù dell’originario legame della Biennale con la produzione artigianale e il design, la ceramica è stata uno dei principali mezzi espressivi utilizzati dagli artisti che hanno partecipato alla manifestazione. Alcune tra le opere più significative in ceramica delle edizioni degli anni 60 sono esposte presso il Museo Civico Palazzo dei Consoli, si tratta della opere in terracotta smaltata di Sottsass, Zannoni e Bertini. L’esposizione del Museo Civico si completa con la sezione dedicata ad Aldo Ajò, artista di valore nazionale, ma fortemente legato a Gubbio dove era nato e aveva trascorso gran parte della sua vita. Le opere esposte sono oggetti d’uso, vasi, piatti decorati, pannelli rappresentano tutta la poesia del suo immaginario, il suo muoversi tra tradizione e innovazione. Oltre alle qualità pittoriche e plastiche, la sua ceramica presenta un originalissimo uso del lustro che Aldo Ajò aveva sperimentato con Ilario Ciaurro e i fratelli Rubboli.

L’originario legame della Biennale con l’artigianato e l’artigianato artistico locale era motivato da una presenza vivace e diffusa delle attività artigianali legate alla tradizione caratteristica che nella città di Gubbio, si mantiene ancora viva in settori quale la ceramica, la lavorazione della pietra, del ferro battuto, del legno della pelle, del gesso. Maestri artigiani nelle loro botteghe e laboratori mantengono vive le produzioni tradizionali con occhio attento anche al linguaggio e gusto contemporaneo. In altri territori dell’area interna alcune specifiche tradizioni hanno dato vita a esposizioni permanenti come è il caso di Nocera Umbra con lo scultore Enzo Angelini la cui consistente produzione fatta di composizioni di carattere sacro e profano in pietra e legno racconta la sua gente con una interessante lettura di carattere antropologico, o come a Gualdo Tadino dove l’arte ceramica dal 1959 è stata valorizzata con la Mostra Internazionale della Ceramica. Questo vasto patrimonio in attesa di musealizzazione è anche visibile percorrendo le vie della città impreziosite con opere di ceramica pubblica realizzate da artisti quali Lee Babel, Alessandro Cimatti ed altri. Talmente forte e ancora presente questa tradizione da aver sostenuto la nascita di veri e propri musei come l’opificio Rubboli, luogo storico della produttività artigianale e artistica gualdese che ospita la sezione “Tradizione Contemporanea” in cui sono raccolte le creazioni di maestri quali Alan Caiger Smith, John Kuczwal, Antonella Cimatti, Bruno Ceccobelli, Luciano Tittarelli a Maurizio Tittarelli Rubboli.