Tra le ricorrenze più importanti del 2021 vi fu senza dubbio il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, il Sommo Poeta.

Durante di Alighiero degli Alighieri, conosciuto come Dante Alighieri, nacque a Firenze, da una famiglia della piccola nobiltà, presumibilmente tra il maggio ed il giugno 1265, e morì a Ravenna, in esilio, la notte tra il 13 ed il 14 settembre 1321.

Il valore della sua poesia è da sempre un elemento fondativo dell’identità culturale italiana e della sua affermazione nel mondo.

Dante non fu solo letterato, poeta e scrittore, ma fu un linguista, studioso di teologia e filosofia e politico che influenzò profondamente con la sua opera la lingua e la letteratura italiana.

FOSSATO DI VICO

Che cosa lega Dante Alighieri al Comune di Fossato di Vico? Un nesso letterale tanto fortuito quanto unico. Infatti, nel corso del riordinamento dell’Archivio Storico Comunale avvenuto nel 2004, una coperta di un testo del fondo giudiziario ha restituito due frammenti di un codice della tradizione manoscritta dantesca, databili intorno alla seconda metà del XIV secolo, e relativi alla terza cantica del “Paradiso”, e più precisamente ai canti IV, V, VI e VII.

I brani membranacei del testo dantesco, parzialmente sovrapposti tra loro e non interamente leggibili, sono redatti recto/verso in minuscola gotica libraria italiana.

La rilevante scoperta è dovuta essenzialmente al riutilizzo di materiale già in precedenza scritto di codici medievali come coperte per registri e quaderni necessari all’attività notarile e contabile, che divenne prassi comune nel XVI e XVII secolo.

Ciò non toglie che questo prezioso documento, inconsapevolmente per secoli conservato nell’Archivio storico di Fossato di Vico, scrigno di memoria storica della comunità, ci restituisca, oggi, una testimonianza dell’opera del sommo poeta tramandando la figura e le opere del maggior rappresentate della nostra cultura letteraria.

Dopo un accurato restauro eseguito presso l’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro (ICPAL), fanno bella mostra in una bacheca a loro dedicata all’interno dell’Antiquarium comunale e sono oggetto di grande interesse e curiosità da parte dei visitatori.

GUALDO TADINO

Anche la città di Gualdo Tadino può vantare d’esser stata omaggiata dai versi del Sommo Poeta nel canto XI del Paradiso (vv. 43 – 117):

Intra Tupino e l’acqua che discende

del colle eletto dal beato Ubaldo,

fertile costa d’alto monte pende,

onde Perugia sente freddo e caldo

da Porta Sole; e di rietro le piange

per grave giogo Nocera con Gualdo

Seguendo quest’onda emotiva nasce la mostra esposta presso il Museo Civico Rocca Flea dal titolo “Gualdo Tadino e Dante nella maiolica a lustro”. Lo sguardo si rivolge alle opere del Professor Alfredo Santarelli, che volle dedicare una serie di lavori nella tradizionale tecnica della ceramica a lustro raffiguranti scene dantesche.

GUBBIO

Sono diversi i punti in comune tra la città di Gubbio e Dante Alighieri.

Il primo riguarda la figura di Cante Gabrielli, eugubino, che nel ruolo di podestà di Firenze condannò il poeta per due volte.

Un secondo contatto sta nella Divina Commedia quando, nell’XI Canto del Paradiso, Dante cita il vescovo di Gubbio, Ubaldo Baldassini, che visse tra il 1085 e il 1160, tramandandone così il ricordo.

Le opere del poeta sono documentate in città a partire dal 1326/27 nei riferimenti presenti all’interno del Teleutelogio di Ubaldo di Bastiano da Gubbio.

A Gubbio fu inoltre esemplata la più antica copia che ci rimane della Vita Nova che oggi è conservata nella Biblioteca Laurenziana.

La figura più nota però che testimonia la conoscenza profonda degli scritti di Dante Alighieri è sicuramente quella di Bosone Novello, uomo politico eugubino amante delle lettere e delle arti. Della sua produzione letteraria ci restano rime legate alla figura del poeta, un compendio alla Commedia dove decifra le principali allegorie soprattutto del Purgatorio e un sonetto sulla sua morte. Alla figura di Bosone Novello è legata anche la tradizione che vuole Dante, esule dalla patria, trovare rifugio e scrivere una parte della Commedia, presso il castello di Colmollaro, ultimo baluardo difensivo della conca eugubina, feudo della famiglia ghibellina dei Raffaelli cui apparteneva lo stesso Bosone.