Gubbio, conosciuta nel Medioevo con il nome di Agobbio, fu centro politico e culturale di grande rilievo, con una straordinaria fioritura artistica tra la fine del XIII e la prima metà del XIV secolo legata alla presenza di una affermata scuola pittorica locale, aggiornata sulle novità stilistiche e tecniche provenienti da due dei maggiori centri artistici del tempo, Assisi e Siena.

Fu addirittura Dante Alighieri a certificare questo ruolo di grande rilievo della città, citando nel suo Purgatorio Oderisi da Gubbio, da lui ritenuto uno dei più importanti miniatori del tempo. Ben tre generazioni di pittori eugubini si formarono ad Assisi nel più grande cantiere dell’Europa medievale, affiancando i grandi maestri impegnati nella decorazione della Basilica di San Francesco. Guido di Pietro, padre di Oderisi e noto come Maestro dei Crocifissi Francescani, si confrontò con la maniera greca o bizantina di Giunta Pisano, praticando la pittura murale, la pittura su tavola e la miniatura. Erede di questa raffinata tradizione pittorica duecentesca fu il Maestro della Croce di Gubbio, attivo tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo a Gubbio e in altri centri dell’Umbria con una fiorente bottega le cui specialità furono le Croci dipinte, le Maestà e le Madonne in trono con Bambino, eseguite ad affresco o a tempera su tavola. Il suo stile eclettico, frutto di una formazione complessa radicata nella tradizione locale, maturò al seguito delle maestranze cimabuesche e romane e poi con il giovane Giotto. Il nome deriva da una Croce dipinta conservata nel Museo Civico di Palazzo dei Consoli, un’opera pregevole impreziosita da motivi decorativi in lamine d’oro e d’argento, testimonianza dell’esistenza di botteghe politecniche in cui operavano pittori e miniatori per la produzione di arredi religiosi di alto valore artistico. Rappresentato in tutta la sua umanità e modernità è il Cristo sofferente, derivante da quello di Giotto in Santa Maria Novella a Firenze. Il naturalismo giottesco caratterizzò anche la formazione di Palmerino di Guido il più importante collaboratore di Giotto ad Assisi: noto come Maestro Espressionista di Santa Chiara, fu attivo dagli ultimi anni del XIII alla fine degli anni trenta del XIV secolo, prevalentemente tra Gubbio e Assisi, con un linguaggio più cordiale e popolare, dagli accenti patetici e sentimentali. Le opere eseguite per la città di Gubbio appartengono alla fase matura della sua attività e rivelano l’influenza dell’arte senese. Testimonianze importanti sono il raffinato polittico del Museo Civico raffigurante la Madonna col Bambino tra Santi, gli affreschi della cappella Sforzolini nella Chiesa di San Francesco e la Maestà dei Laici del Museo Diocesano. Notevoli sono le pitture su tavola dell’arca vecchia di Sant’Ubaldo, in gran parte perdute. La pittura eugubina tra gli anni venti e cinquanta del XIV secolo fu dominata dalle personalità di Mello da Gubbio e Guiduccio Palmerucci, accomunate da una forte adesione all’arte senese di Pietro e Ambrogio Lorenzetti che li porterà a sviluppare stili diversi. Guiduccio Palmerucci, figlio di Palmerino di Guido, si distinse per le eleganti figure valorizzate da uno stile solenne, rese attraverso la pittura murale o in elaborati polittici impreziositi dal fondo oro, come l’esemplare realizzato per l’altare della cappella di Palazzo dei Consoli, raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi patroni di Gubbio. Mello da Gubbio, capostipite di una dinastia di pittori attiva fino alla metà del XV sec., declinò il linguaggio senese in una dimensione più quotidiana e accostante. Caratteri di stile sono il plasticismo marcato dei volti unito a un forte cromatismo, le capigliature elaborate e una decorazione raffinata e ricercata che anticipa la cultura tardogotica. ll Museo Civico conserva principalmente dipinti raffiguranti la Madonna col Bambino oltre all’affresco eseguito per la Cappella di Palazzo dei Consoli, importante committenza degli anni 1350-1354 legata alla Signoria di Giovanni di Cantuccio Gabrielli, esempio di pittura celebrativa di un evento significativo della storia cittadina. La celebre Pala di Agnano, recante la firma del pittore e fondamentale per la ricostruzione della sua vicenda artistica è conservata presso il Museo Diocesano insieme alla Madonna di Valdichiascio, entrambe opere della sua maturità.