Le Tavole Iguvine, il più importante documento epigrafico della storia dell’Italia antica, si trovano a Gubbio e precisamente nell’ex cappella del Museo di Palazzo dei Consoli. Ogni singola tavola è conservata in una teca di vetro sigillato. Possiamo affermare con sicurezza che Gubbio era uno dei centri religiosi più importanti della civiltà dell’antico popolo degli Umbri che nel primo millennio a. C. risiedeva in un territorio compreso fra l’attuale Umbria, le Marche fino alla Romagna. Trovandosi in posizione baricentrica, gli Umbri godevano di maggiore facilità di scambi, circolazione di merci, materiali e diffusione di ideologie e modelli culturali. Le sette Tavole bronzee di Gubbio sono fondamentali per comprendere l’organizzazione della società del tempo, ma soprattutto per decifrarne la lingua e la scrittura. Studiosi ci ricordano che sono anche il testo rituale, liturgico più esteso dell’Italia antica, primato che non appartiene né ad un documento greco, né ad uno latino.
La storia del loro fortuito ritrovamento risale al 1444, forse nell’area del Teatro Romano, ma l’unico documento certo di cancelleria è sicuramente l’atto notarile del 1456in cui si attesta che le sette tavole vengono cedute al Comune. Le Tavole presentano anche un’altra unicità perché testimoniano l’utilizzo di due alfabeti, l’etrusco e il latino per scriverle, e un’unica lingua che soggiace, quella degli antichi Umbri. Secoli di studio sono stati spesi per interpretare il funzionamento di una lingua indoeuropea e di cogliere il valore di molti segni dell’alfabeto etrusco operando un parallelismo con il corrispondente termine in latino. Incise su lastre di bronzo in momenti differenti, fra il III e il I secolo a. C. riproducono senza dubbio testi ancora più antichi. Ci parlano di antichi rituali che venivano officiati dalla confraternita degli Atiedii, che possiamo considerare come padri della comunità con un ruolo ben preciso nella gestione politica e in quella religiosa della comunità. I riti descritti sono nove ed ognuno è articolato in tre fasi principali. La stipula, quando l’augure chiede all’officiante di stipulare con la divinità il proprio volere attraverso il canto o il volo di uccelli. L’augurio, quando l’augure osserva il volo degli uccelli sopra la città per verificare la favorevole disposizione degli dei. La cerimonia, con l’offerta, con il sacrificio cruento (uccisione di animali) o incruento (offerta di prodotti dei campi). Le divinità più importanti a cui si officiano i riti sono Giove Padre (definito Fisio, dio che consacra, garantisce il patto sociale) Marte (dio della natura e guerra) Uofiono (dio della stirpe).