Il progetto fonde opere delle collezioni permanenti ospitate da Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano e Palazzo Ducale, con altre a firma di artisti contemporanei

GUBBIO (04/07/2023) – Come anticipato in occasione della presentazione del progetto nazionale lo scorso 19 maggio, sarà Gubbio la sede del primo focus dal titolo INTERSEZIONI/NERO.  Con il patrocinio di Comune di Gubbio, Regione Umbria, Direzione Regionale Musei dell’Umbria, Diocesi, AICC, La strada della ceramica in Umbria, con il sostegno economico di Colacem e  Drywall, Palazzo dei Consoli, Palazzo Ducale e Museo Diocesano faranno da sfondo a una mostra in cui opere delle collezioni permanenti e altre contemporanee, accomunate dal colore nero, dialogheranno le une con le altre. Il taglio del nastro si è svolto sabato 8 luglio alle 17 in Sala Consiliare, a Palazzo Pretorio.

E’ proprio il nero il filo conduttore che lega artisti che, nel corso degli anni, hanno scelto di azzerare la tavolozza cromatica per concentrarsi sulla forma, fossero pure leggere gradazioni della pellicola che ricopre la ceramica, come in Paolo Biagioli, o sulle scritture geologiche di Angela Palmarelli. Ancora scritture nella scultura in ceramica e metallo quelle che Toni Bellucci presenta a Palazzo Ducale, realizzando un progetto presentato in occasione della biennale di scultura di Gubbio del 1992. All’interno del Palazzo Ducale tornano gli artisti coinvolti nelle Biennali di scultura di Gubbio, a partire da una delle sfere disegnate da Alessio Tasca. L’opera rende evidente l’uso della trafila poi riutilizzata nell’importante opera Infera geocentrica di Massimo Arzilli e esposta in occasione di INTERSEZIONI/ZERO. E’ poi il turno di Giuseppe Uncini con le sue architetture, qui riproposte su ceramica, e di Carlo Lorenzetti, anche lui rappresentato da un’opera in ceramica e non in metallo come fece nella Biennale del 1997. Lo stesso artista è presente anche a Palazzo dei Consoli con un elmo e una armatura che, di fianco ad una Panoplia di Antonio Taschini, animano la sezione archeologica del museo. Mario Consiglio e Polloniato conducono i visitatori nella sezione risorgimentale per riflettere sul tema della guerra, a partire dalle schiere di braccia in file contrapposte, fronti di mani protese. Non è un favo di miele l’oggetto dorato in cima alla torre popolata di api a cui tendono, ma, come dice il titolo stesso dell’opera, un fucile d’oro. Il teschio di primate di Mario Consiglio sembra invece voler illustrare i versi di Montale in cui il poeta lamenta l’uso della violenza nonostante i millenni di civiltà che abbiamo alle spalle. Era così, l’uomo del suo tempo e, purtroppo, anche quello del nostro. L’esposizione al Museo Diocesano si arricchisce di un nucleo numericamente ristretto di opere, ma estremamente significative, dall’Angelo nero di Cesare Sartori, al San Michele arcangelo di Mirco Denicolò di Faenza. A cavallo tra il tema religioso e l’omaggio agli artisti presenti alle biennali di scultura, il piccolo pannello nero con riflessi lustrati è a firma di Aldo Ajò. A Palazzo dei Consoli esposta anche un’opera di Carlo Zauli, prestata per questa occasione in attesa di essere sottoposta a restauro. Quasi metafora di un territorio ferito l’opera ha il significativo titolo di Zolle.

Nero, a Gubbio, significa in special modo bucchero. Ed è appunto a questa tecnica che guardano molti degli artisti coinvolti nel progetto, raccogliendo il frutto delle lezioni tenute da Gabriele Tognoloni in numerosi corsi e laboratori. A dimostrazione dell’ampiezza dell’orizzonte geografico coperto basta ripercorrere nomi e provenienza degli artisti coinvolti. Dal collettivo StudiomCLp di Albisola, in Liguria, così come Rossana Gotelli e Ketty Baldacci di Genova e Roberta Agostini da Apricale, in provincia di Imperia; e poi ancora Elisabetta De Rienzo, Piera Mautone e Lucia Carpentieri da Vietri sul Mare, lungo la costiera amalfitana. Giuseppe Buffoli viene invece da Milano mentre Gabriele Tognoloni e Giovanni Mengoni ci riportano a Gubbio.

Nonostante il titolo della sezione del progetto rimandi al colore nero, nella produzione è stata scelta anche un’opera di un bianco straniante, se paragonata con le altre. Caratterizzata da un profilo che rimanda chiaramente alle forme vascolari greche e le loro reinterpretazioni neoclassiche – quelle del museo Correale di Sorrento ad opera della manifattura Giustiniani ne sono un esempio perfetto – si distacca però per la scelta cromatica del pezzo. Non vasi a figure nere o i successivi a figure rosse, ma un possibile rimando alle lekythoi a fondo bianco, di destinazione funeraria.

www.palazzodeiconsoli.it