Memorie dagli anni di terra (1939-1968)

Il percorso artistico di Leoncillo (nato nel 1915 a Spoleto, scomparso prematuramente a Roma nel 1968) attraversa le fasi cruciali dell’arte del suo tempo: l’esordio nell’ambito delle scuole romane, dove porta all’estreme conseguenze, sino alle soglie dell’informale, la lezione espressionista di Scipione; il neocubismo del secondo dopoguerra, in cui la violenta perifrasi materica si placa, senza tuttavia estinguersi, in una più ordinata organizzazione spaziale; l’ultimo e celebrato decennio di attività, in cui la riconquista di una forma perduta avviene attraverso atti radicali come il “taglio”.

Di tutte queste fasi dell’attività artistica di Leoncillo, la mostra presenterà alcune opere significative, come la Cariatide del 1945, il Ritratto di Mary del 1953, alcune grandi sculture della sua ultima produzione, come il San Sebastiano Bianco del 1962, già acquisito dall’Azienda di Soggiorno di Gubbio attraverso il Premio Gubbio di scultura. Una serie di altre opere completerà un percorso artistico caratterizzato da una coerenza stilistica persino maniacale, giacché Leoncillo fu indistrattamente alle prese con la ceramica come materiale esclusivo delle sue opere e con la centralità della materia, di cui fu un vero e proprio antesignano ben prima del trionfo, appunto materico, dell’informale internazionale. La mostra presenterà, inoltre, una nutrita e rigorosa scelta di opere su carta, selezionate per venire messe in relazione con le sculture esposte, cogliendone dunque la natura non solo di bozzetti preparatori ma anche di vere e proprie varianti. Giacché l’intento di questa mostra sarà anche cogliere la costante di un’ossessione tipologica che attraversa tutte le fasi del suo lavoro, e che si manifesta nella predilezione per forme di spiccata verticalità o altrimenti di radicale orizzontalità, in questo secondo caso talmente originali da supporne lo stimolo per le opere egualmente schiacciate a terra di artisti della successiva generazione come Kunellys e Pascali.

La mostra si vuole, dunque, come una ricognizione a 360° del percorso di un artista ormai ritenuto unanimamente tra i maggiori protagonisti della scultura internazionale del secolo passato, sempre legato alle dinamiche (non solo linguistiche ma anche sociali e politiche) dei propri anni, ma al contempo capace di evadere da ogni incasellamento storiografico. Dopo le mostre alla Galleria dello Scudo di Verona (2019) e al Museo del Novecento di Firenze (2022), con questa rassegna eugubina si calerà il lavoro di Leoncillo nel contesto del “paesaggio” morfologico e sociale (umbro) in cui nacque e che sempre resterà determinante per un’opera che pur si apre alle temperature più torride dell’avanguardia novecentesca.

A cura di Enrico Mascelloni