Sgarbi: “Gualdo Tadino punto essenziale dell’arte”
Ieri mattina presso il Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, Massimiliano Presciutti, sindaco di Gualdo Tadino, Catia Monacelli, direttrice del Polo Museale di Gualdo Tadino e curatrice del Festival, Cesare Biasini Selvaggi, curatore del Festival, hanno presentato ContemporaneaMente Gualdo Tadino. Festival in Umbria dell’arte contemporanea. La prima edizione si svolgerà dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024 e si svilupperà in più fasi. Dal mese di agosto il nuovo Festival in Umbria dell’arte contemporanea accoglierà il pubblico nella città umbra con mostre temporanee, un cartellone di giornate studio nazionali, laboratori e attività didattiche, incontri con curatori, artisti, istituzioni culturali nazionali, collezionisti, percorsi tematici dedicati, attraverso i 6 musei del Polo Museale Città di Gualdo Tadino. Obiettivo del Festival è quello di promuovere un dialogo interculturale diretto e aperto sul contemporaneo raccontandone la vitalità nel nostro Paese, a partire dai linguaggi della pittura e della scultura, con l’intento di offrire anche alcuni punti di vista inediti. Promosso da Comune di Gualdo Tadino e Polo Museale Città di Gualdo Tadino, nell’ambito delle progettualità di MeTU-MUSEI e TERRITORI UMBRIA DI NORD-EST, a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Catia Monacelli,il Festivalnasce per espandere la storica vocazione culturale e artistica della città umbra che vede – nelle iniziative incentrate su creatività, conoscenze e innovazione, sul bagaglio di valori profondamente legati e generati dal territorio, da memoria storica e identità condivisa – un fattore discriminante per riuscire a stare al passo coi tempi ed essere competitivi non solo in ambito turistico. “Da quasi vent’anni Vittorio Sgarbi frequenta Gualdo Tadino, da quando visitò nel 2004 la mostra su Matteo da Gualdo e da allora il sodalizio si è sempre più consolidato – ha evidenziato il direttore del Polo Museale, Catia Monacelli – Contemporaneamente è un festival che racconta come una piccola città di 15mila abitanti, che dispone di ben sei musei, voglia tutelare la sua tradizione ma desideri anche incontrare i linguaggi contemporanei.” “Per fare le cose occorre coraggio e un pizzico di sana incoscienza – ha detto il sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti – Questo ci ha portato a raccogliere sfide di respiro nazionale grazie alla disponibilità di spazi importanti come i sei musei e all’essere ben collegati sotto il profilo delle vie di comunicazione. Contemporaneamente è un festival unico in Umbria e uno dei più importanti a livello italiano e si innesta in questo percorso. Saranno cinque mesi di attività intensa, dove tutti gli spazi cittadini saranno occupati da artisti di fama nazionale e internazionale.” Vittorio Sgarbi ha sottolineato l’importanza che il Festival sia stato presentato al Ministero della Cultura “per dire che l’Umbria continua ad essere all’avanguardia. Questa di Gualdo Tadino è un’occasione importante per fare il punto su molti artisti – ha detto il sottosegretario – Un’iniziativa che indica la floridezza del tempo attuale in una grande città come Gualdo Tadino. La determinazione del sindaco, che io conosco e ammiro, ha potenziato, intensificato e sostenuto l’entusiasmo della direttrice Catia Monacelli, che prima ha per lungo tempo collaborato con me e poi con Cesare Biagini Selvaggi. Gualdo Tadino, pur non essendo uno dei centri più noti dell’Umbria, nell’arte ha trovato la ragione profonda per diventare grande. Una città dove si può andare per ammirare la sua tradizione ceramica, la Rocca Flea e per vedere che lì l’arte vive, respira e continua. Gualdo Tadino è un punto essenziale dell’arte, in questo caso dell’arte contemporanea. L’arrivo di Catia Monacelli alla direzione del Polo Museale di Gualdo Tadino ha fatto sì che la città diventasse attrattiva sotto l’aspetto dell’arte rispetto ad altre realtà che hanno avuto grande consenso in passato, ma che lo stanno perdendo. Mostre come quelle su Ligabue e Ventrone lo hanno dimostrato. L’idea di lanciare la città come centro dell’arte contemporanea è stata di Catia Monacelli e sta avendo successo.” Il Sottosegretario di Stato si è detto particolarmente colpito da una delle mostre del Festival: il primo omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista italiano recentemente scomparso del quale vi è l’intenzione di dedicargli una Giornata di Studio presso il Ministero della Cultura nel prossimo autunno. “Siamo orgogliosi di essere i primi a tributare un omaggio museale, a distanza di pochi mesi dalla sua dipartita, a Pio Monti, tra i galleristi che hanno fatto la storia di Roma nel secondo novecento accanto a Plinio De Martiis, Gian Tommaso Liverani, Fabio Sargentini e Gian Enzo Sperone – ha detto Cesare Biasini Selvaggi – La sua pratica di gallerista ha espresso un modello culturale e artistico ancora centrale nell’estetica contemporanea. Il nostro focus sulla pittura nel percorso di ricerca di Pio Monti vuole contribuire a consegnare allo studio critico dei frammenti di senso che si stanno già facendo storia stimolante dell’identità pittorica contemporanea italiana.”
Il 5 agosto si inaugureranno le mostre:
- Pittura italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”, primo omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista recentemente scomparso
- Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature, retrospettiva dedicata allo scultore contemporaneo Walter Guidobaldi in arte WAL
- L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli
- Il capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
- nell’ambito del progetto Lab.artisti emergenti, la personale Marco Ercoli. Nei tuoi occhi
Sempre dal 5 agosto il percorso tematico e laboratorio per bambini
- Mangiare con gli occhi, sui segreti di frutta, ortaggi e fiori nelle opere d’arte di Gualdo Tadino che prevede un’originale “caccia alla natura morta”, una vera e propria “indagine” sulla simbologia delle nature morte presenti nelle collezioni museali di Gualdo Tadino, a partire da quella che appare nel famoso capolavoro dell’Albero di Jesse di Matteo da Gualdo, presso la pinacoteca cittadina.
Da settembre le giornate studio:
- Musei e territorio tra presente e futuro, dalle strategie di management e direzione artistica alle pratiche artistiche, i processi partecipativi, le politiche pubbliche, i mediatori e le comunità
- Quale futuro per il giornalismo culturale? Dalla carta al web e i social, dall’Intelligenza artificiale a IoT e social networking,dai pubblici ai prodotti culturali, a confronto giornalisti, editori, studiosi
LE MOSTRE
Pittura italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”
dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024
Chiesa Monumentale di San Francesco
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
La mostra vuole essere un primo omaggio museale pubblico a Pio Monti, storico gallerista italiano morto lo scorso novembre all’età di 81 anni. Il progetto espositivo è realizzato con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, accompagnato da un catalogo pubblicato da Edizioni Kappabit grazie al sostegno di DMG ITALIA srl. La mostra intende essere, pur tra le inevitabili omissioni, una delle possibili ricognizioni sulla pittura italiana contemporanea degli ultimi sessant’anni fino alla ricerca recente e attuale, nell’esperienza professionale del grande gallerista Pio Monti, protagonista dell’arte italiana dagli anni settanta. Come ha scritto Giovanna Dalla Chiesa “a Roma, nelle situazioni con cui il mercato ha dovuto confrontarsi da sempre, i galleristi che hanno fatto la storia della città, meriterebbero tutti, indistintamente, il Palmarès. Erano loro i veri “curatori” delle mostre, i compagni di strada e i sostenitori degli artisti – anche nella vita privata – dimentichi di qualsiasi riscontro di mercato, poiché la posta in gioco era una rivoluzione esistenziale e di costume che non poteva prescindere anche dalla rivoluzione nei rapporti tra produzione e consumo, quelli cui, persino l’arte d’avanguardia, cessato il momento d’urto, non era riuscita a sottrarsi. A Roma, i galleristi di quella splendida stagione erano quattro, Plinio De Martiis, Gian Tommaso Liverani, Fabio Sargentini e, appena arrivato da Torino, nel 1971, Gian Enzo Sperone. Giunto a Roma dalle originarie Marche, alla metà degli anni settanta, a loro si affiancò subito Pio Monti, con un inizio dal forte azzardo strategico“. Curato da Cesare Biasini Selvaggi, il percorso espositivo documenta alcuni passaggi che hanno segnato la pittura contemporanea negli ultimi sei decenni, dagli episodi di persistenza della pittura negli anni sessanta e settanta (la pittura in Italia non è mai tramontata) al ritorno alla pittura negli anni ottanta, fino alle ultime tendenze. In mostra oltre quaranta opere di: Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Emilio Prini, Sol LeWitt, Salvo, Luigi Ontani, Gino De Dominicis, Carlo Maria Mariani, Vettor Pisani, Nicola De Maria, Enzo Cucchi, Claudio Cintoli, Mario Schifano, Tano Festa, Tommaso Lisanti, Gian Marco Montesano, Ubaldo Bartolini, H. H. Lim, Felice Levini, Lorenzo Bonechi, Nunzio, Stefano Di Stasio, Fathi Hassan, Alessio Ancillai, Alessandro Cannistrà, Teresa Iaria, Jeffrey Isaac, Claud Hesse, Mark Kostabi. Nel percorso di ricerca della pittura contemporanea “per mari e Monti” (un calembour che rimanda all’immagine di un piccolo arazzo allegro e pieno di vita come era Pio che l’amico Alighiero Boetti gli dedicò: «PIO PER MARI E MONTI»), nella sua attività di gallerista romano appassionato, geniale ed eclettico, si sono legate in modo sincronico e si sono create inedite polarità che hanno descritto un modello culturale e artistico di impreviste costellazioni, tra nuovi pensieri, racconti, visioni, e inedite ipotesi identitarie attraverso cui ridefinire una mappatura pittorica dal profilo liquido e, tuttavia, imprevedibilmente organico che ha contribuito allo sviluppo dell’arte contemporanea italiana. Da Kounellis che, influenzato dalla pittura non figurativa di Alberto Burri e Lucio Fontana, ha spinto la pittura su nuovi campi, oltre la rappresentazione bidimensionale per entrare nel mondo del reale, includendo lo spazio e la materia, alla pittura-ambiente di Sol LeWitt. Da Luigi Ontani che, a metà degli anni settanta, «sente che è giunto il momento di osare l’inosabile, di violare l’interdetto, di riprendere in mano il pennello, purché lo si faccia in modi leggeri, quasi smaterializzati, sostenendo anche un inevitabile confronto con la leggerezza dei mezzi elettronici» (R. Barilli) a Gino De Dominicis che, a partire dagli anni ottanta, si dedica alla pittura realizzando tele dominate da figure ermetiche: «il disegno, la pittura, la scultura, non sono forme di espressione tradizionali, ma originarie, quindi anche del futuro». Dalla Transavanguardia tenuta a battesimo da Achille Bonito Oliva agli Anacronisti teorizzati da Maurizio Calvesi, dai Pittori Colti riuniti da Italo Mussa al Magico primario concepito da Flavio Caroli, dagli Ipermanieristi guidati da Italo Tomassoni a La Nuova Maniera Italiana configurata da Giuseppe Gatt, ai Nuovi-nuovi cooptati da Barilli. Dalla pittura ipertestuale che si nutre del repertorio iconografico di internet, delle immagini fotografiche e cinematografiche degli anni novanta alla Nuova Figurazione Italiana dei primi anni duemila e oltre, in un percorso di ricerca tra prospettive di sviluppo e di continuità.
Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature
dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024
Rocca Flea e Parco
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
La Rocca Flea, museo civico e simbolo della città di Gualdo Tadino, imponente fortezza restaurata dall’Imperatore Federico II di Svevia, e il suo Parco ospitano l’antologica dedicata a Walter Guidobaldi, in arte Wal, “Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature” con l’intento di farne conoscere l’universo artistico attraverso oltre 50 sculture realizzate negli ultimi vent’anni di ricerca. Sono sculture a tutto tondo, di marmo, bronzo, resina o di terracotta, monumentali oppure di piccolo formato, in cui i protagonisti sono dei putti-monelli intenti a esibirsi in giochi di destrezza e degli animali fantastici tra civette, gatti, maialini, lumache, rinoceronti, mucche, pinguini, conigli che, come scrive in catalogo Cesare Biasini Selvaggi, testimoniano quanto l’unico mondo in cui siamo davvero liberi, innocenti spettatori del suo spettacolo, sia quello dell’infanzia. Il progetto di questa mostra nasce dal desiderio di risvegliare l’interesse del pubblico, dagli adulti ai bambini, a una narrazione suggestiva sull’importanza dell’arte come strumento in grado di evocare e riconoscere mondi interiori, dominati dall’immaginazione. Le sculture di Wal, con il loro originale bagaglio di figure fantastiche e animali fiabeschi, collocate nel Parco e all’interno della Rocca Flea, si inseriscono perfettamente in un ambiente già di per sé “magico” accentuando l’atmosfera di un tempo che qui pare sospeso. A prima vista ai visitatori sembrerà di trovarsi catapultati in una delle storie dei fratelli Grimm. Nel Parco si è accolti da un gigantesco gatto albino, dallo sguardo enigmatico quanto una sfinge. Il gatto, probabilmente l’animale più amato e raffigurato da Wal, ritorna in altre opere in mostra. Tutt’intorno, nel verde, la scena è catturata dallo scalmanato manipolo dei putti-monelli creati da Wal con il loro inconfondibile biancore di fondo che ne fa dei corpi astrali, eterei. All’interno della Rocca Flea l’atmosfera non cambia e la fantasia continua a essere il motivo conduttore dell’esposizione. Nel fantastico mondo creato da Wal si può scorgere un ricorso metodico a citazioni colte. Così i putti sono ispirati al Ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuñiga di Goya (al Metropolitan Museum of Art di New York), ma anche alle figure di Botero, i putti ginnasti sono mutuati dal pittore francese del XVIII secolo Bénigne Gagneraux, mentre i putti lottatori provengono direttamente da modelli classici. La traduzione dai modelli di riferimento compiuta da Wal non ha, tuttavia, alcun intento dissacrante o irriverente alla Duchamp. È, invece, il pretesto dell’Artista per dare libero sfogo ad una straripante creatività che, attraverso il gioco mentale e la manualità fabbrile, dissemina le opere di enigmi e interrogativi che riguardano il senso dell’esistenza. La ricerca artistica di Wal, infatti, da oltre quarant’anni è contraddistinta da una sapiente ricerca volta a stimolare nello spettatore la sua capacità di sognare, di recuperare quello stato di primordiale stupore per il mondo di cui parlava Elémire Zolla. Tale processo è sempre scandito dal ricorso ad una sapida ironia. Wal (Walter Guidobaldi) è nato nel 1949 a Roncolo di Quattro Castella (Reggio Emilia), dove tuttora vive e lavora. La sua formazione artistica si avvia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, in particolare, nell’aula di Umberto Mastroianni, per compiersi negli anni Settanta a Milano, dove frequenta l’Accademia di Brera e, con particolare trasporto, i corsi di Alik Cavaliere e Luciano Minguzzi. Nel 1980 è inserito da Renato Barilli nella pattuglia dei Nuovi-nuovi insieme, tra gli altri, a Ontani, Salvo e Mainolfi. Connotati tipici dei Nuovi-nuovi sono una leggerezza ludica, quasi degna di Palazzeschi, e il recupero del colore, dell’immagine e della manualità reagendo, così, al clima troppo “freddo”, intellettualistico, che si era stabilito negli anni Settanta intorno alle poetiche del cosiddetto “concettuale”.
L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli
dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
in collaborazione con Sculture in campo-Parco Internazionale di Scultura Contemporanea
a Bassano in Teverina (VT)
mostra diffusa
Licia Galizia
Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti
Veronica Montanino
Museo Opificio Rubboli
Francesca Tulli
Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea
L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli è una mostra diffusa in tre dei musei cittadini di Gualdo Tadino: Licia Galizia alMuseo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, Veronica Montanino al Museo Opificio Rubboli, Francesca Tulli alMuseo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea.Questo progetto, realizzato in collaborazione con Sculture in campo-Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina (VT), apre un ciclo di mostre che saranno dedicate alle artiste che documentano il panorama artistico della scultura italiana contemporanea. Ogni artista espone in mostra una sua opera in grado di sintetizzare il corpus narrativo e rappresentativo della propria ricerca.
Licia Galizia espone Acque (2021) alMuseo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti. Acque è un’installazione che fa parte di un ciclo di opere dal titolo Flussi, dedicate all’acqua nelle sue due accezioni: positiva quando essa è dolce, potabile, salvifica; negativa quando, invece, è inquinata, assente o eccessiva o ancora, quando per i tanti migranti in cerca di una vita migliore, diventa un mare che ingoia e uccide. In questo caso con l’installazione Acque del 2021 si è voluto indagare e rendere visibile la proporzione tra l’acqua salata e l’acqua dolce. La forma dell’opera prende spunto, infatti, da un areogramma circolare in cui è ben evidente il piccolo spicchio bianco, che rappresenta circa il 2,5% di acqua dolce contro il 97,5% di acqua salata colorata di blu. L’opera, posta a terra, è costituita da fasce di politene verniciate di bianco e di blu. Esse nascono da una base centrale rotonda a cui sono legate e da cui affluiscono verso l’esterno “inondando” il pavimento fino ai piedi dell’osservatore, il quale è chiamato a riflettere sul delicato e precario equilibrio delle nostre risorse naturali. Licia Galizia si è diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, poi specializzata in Beni Storico-Artistici. Vive e lavora tra l’Aquila e Roma. È stata allieva di Fabio Mauri, grazie al quale nel 1986 partecipa alla Gran Serata Futurista presentata al Teatro Goldoni di Venezia. Dal 1988 al 1991, è assistente di Piero Pizzi Cannella nel suo studio in via degli Ausoni a Roma. Dal 1992 partecipa a numerose mostre in spazi pubblici e privati, tra cui: galleria Mara Coccia, Roma; Palazzo delle Esposizioni, Roma; galleria A.A.M. Architettura Arte Moderna e Contemporanea, Roma; Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università “La Sapienza”, Roma; Castello Cinquecentesco, L’Aquila; Galleria Livio Nardi, Norimberga; Ministero degli Esteri, Roma; X Biennale di Architettura, Venezia; Consolato Italiano, Istanbul; Museo Benaki, Atene; galleria Vèra Amsellem, Parigi, La Nube di Ort, Roma. Nel 2005 intraprende una collaborazione artistica con il compositore Michelangelo Lupone e il Centro Ricerche Musicali – CRM di Roma, dando vita a opere concepite come ambienti interattivi, luoghi di esperienza multi-sensoriale, che integrano le forme plastiche alla musica e consentono al visitatore una fruizione partecipata.
Veronica Montanino espone Vetrina (2023) al Museo Opificio Rubboli. L’opera è una vetrina con alcuni piani specchiati su una struttura di ferro. All’interno e all’esterno della teca di vetri e specchi sono posizionati alcuni elementi naturali più o meno manipolati e trasformati in oggetti artificiosi/artificiali. Tanto la contraffazione quanto la moltiplicazione mediante gli specchi, mirano a creare un’ambiguità e un inganno visivo che apre la visione a qualcosa di non immediatamente conosciuto e definibile. È un aumento dello spazio che varia a seconda del punto di vista di chi osserva (compresa la possibilità di trovare se stessi all’interno dell’opera), e confida nello smottamento ontologico della materia, della forma, dei confini. Veronica Montanino è artista e docente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia e realizzato numerosi interventi ambientali animati da un profondo dialogo con l’habitat, sia naturale che costruito e lo spazio pubblico. Tra le installazioni site-specific, quella nello storico Palazzo dei Capitani ad Ascoli Piceno (2006), e a Palazzo Collicola di Spoleto, dove interviene su mobili, soffitto e pareti perimetrali, creando una stanza che entra a far parte della collezione permanente del Museo Carandente (2010). Altri interventi permanenti sono realizzati dall’artista per la Casa dell’Architettura di Roma, ex Acquario Romano (2013) e per il MARCA Museo delle arti di Catanzaro (2018).
Francesca Tulli espone La lama dei tuoi capelli dischiude dolci crudeltà n. 2 (2012) al Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea. L’opera fa parte di una serie di sculture denominate “ARMI BIANCHE-ARMI MUTE”: pugnali, spade e spilloni che si sviluppano da figure umane. Armi statiche, armi di difesa che sottintendono una forza dormiente che non deve essere offesa. Spesso sono accompagnate dalla foto della mano che le impugna. In alcune di queste opere sono le gambe o le braccia a diventare la lama dell’arma, altre volte, come in questo caso, lo sono i capelli. Capelli femminili che diventano provocazione e denuncia. Francesca Tulli è nata a Roma dove vive e lavora. Diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma, ha esposto in spazi pubblici e privati oltre che in Italia a Boston, Buenos Aires, Ginevra, Helsinki, Pechino, Ubud, Sidney e regolarmente, in mostre personali nelle gallerie: Maniero a Roma, Binz&Kraemer a Colonia, UUsitalo a Helsinki e Lipanj&Puntin Artecontemporanea a Trieste. La sua ultima mostra personale nel 2023 allo Hyunnart Studio a Roma è stata curata da Mario de Candia. Altre recenti mostre personali sono state: Sculture nei giardini del Palazzo Comunale di Latina e Mutanti alla Kou Gallery di Roma (2020). Nel 2018 la sua opera “Umana Natura” è stata collocata nel Parco di Sculture in Campo a Bassano in Teverina (VT).
Il capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
Rocca Flea, Pinacoteca
in permanenza
La Pinacoteca della Rocca Flea comprende una collezione significativa della cultura figurativa umbro-marchigiana, con opere tra il XIV e il XVI secolo. Nel corso di una sua visita, l’attenzione di Vittorio Sgarbi si è rivolta a un’opera attribuita in catalogo ad Antonio Gherardi, Sant’Antonio abate in lettura. Dopo un’attenta analisi e studio, Sgarbi è addivenuto alla riattribuzione del dipinto alla mano di Pier Francesco Mola noto anche con lo pseudonimo di Il Ticinese (Coldrerio, 9 febbraio 1612-Roma, 13 maggio 1666), riconducendo il soggetto a un Filosofo in lettura. Si tratta di un dipinto a olio su tela, 99 x 74 cm. «Con le composizioni a mezze figure, Mola perfeziona un genere nel quale si distinguono la cosiddetta Allegoria del temperamento flemmatico, ora all’Accademia di Venezia; La morte di Archimede della collezione Busiri Vici; il Filosofo con giovane della Duke University di Durham; e la bella serie di Omero di Roma, Dresda e Mosca, fino al maestoso e pedagogico Socrate che insegna ai giovani la conoscenza di sé del Museo di Lugano. Ma il momento del Filosofo di Gualdo sembra anche quello, proprio intorno al 1650, del confronto di Mola con Salvator Rosa, il cui Diogene del 1651, ora a Copenaghen, ispira la Predica di san Barnaba nella Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso dipinta dal Mola nel 1652; evidenti sono le affinità tra la testa del san Barnaba, quella dell’Omero di Mosca e quella del Filosofo di Gualdo Tadino. Probabilmente identificabile tra le opere elencate con titoli generici nell’Inventario dei beni del Cardinale Luigi Alessandro Amodei, del 1685», evidenzia Vittorio Sgarbi.
Marco Ercoli. Nei tuoi occhi
dal 5 agosto al 15 ottobre 2023
Centro Culturale Casa Cajani – Museo della Ceramica Museo Archeologico Antichi Umbri
a cura di Cesare Biasini Selvaggi
Nell’ambito del progetto Lab.artisti emergenti, si colloca questa mostra personale di Marco Ercoli (Roma, 1986) che comprende oltre venti dipinti eseguiti negli ultimi tre anni. Dal 2018 la sua necessità di estraniarsi ed emarginarsi per un periodo indeterminato ha riportato l’artista a vivere e a lavorare sugli Appennini umbri per dedicarsi esclusivamente alla pittura perseguendo, sull’esempio degli antichi Greci, la felicità (eudaimonìa) in quanto “buona” (eu) realizzazione, secondo misura (katà mètron), del proprio dàimon, della propria “passione” o “vocazione” più profonda. A tale proposito, l’autorappresentazione pittorica è divenuta una pratica essenziale per l’artista, dall’esigenza di continuo confronto con il proprio sé, un bisogno interiore di ritrovarsi e guardarsi con il suo stesso occhio, affermando e testimoniando la propria presenza nel mondo, tra la caducità e la paradossalità della vita quotidiana, nell’impossibilità di controllare gli eventi, nell’imprevedibilità che si compie senza preavviso. Parliamo quindi di un viaggio introspettivo e soggettivo che, nei suoi occhi, è in grado di restituire un’immagine di noi stessi, un pezzetto della nostra persona incastrato in un eterno presente, unico. Marco Ercoli consegue il diploma presso il Liceo Artistico “A. Caravillani”. Dal 2010 al 2011 si trasferisce sugli Appennini umbri per dedicarsi a un approfondito studio dell’arte pittorica, sviluppando una spiccata cura del dettaglio che lo porta a realizzare un ciclo di opere sul tema della natura, intesa come dimensione perfetta e armonica. Nel 2012 vince una borsa di studio messa in palio da Colart, importante industria di materiali artistici che gli vale una residenza d’artista di tre mesi in Bretagna, conclusasi con un’esposizione presso l’Abbazia di Lehon. Durante la residenza sviluppa il progetto “Revertar ( Je Reviendrai )”, il cui tema è la simbiosi tra uomo e natura. Di ritorno a Roma, nello stesso anno parte per la Cambogia partecipando a un progetto umanitario con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. In questa occasione visita il carcere politico del periodo dei Khmer Rossi (S-21 Tuol Sleng) e rimane profondamente colpito dalle migliaia di fototessere di detenuti innocenti: quest’esperienza cambia profondamente il suo percorso umano e artistico. Dal 2014, prima di tornare esclusivamente alla pittura, lavora per qualche anno alla realizzazione di sculture in carta, la serie “Army”, in cui la cromia delle sculture, con rimando ai colori della pace, si contrappone alla funzione degli oggetti riprodotti dall’artista (armi da fuoco e armi bianche), con l’intenzione di generare un ossimoro.
INFORMAZIONI
Pittura italiana contemporanea. Ultimi sessant’anni. Un percorso di ricerca “per mari e Monti”
dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024
Chiesa Monumentale di San Francesco, Corso Italia, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti i giorni
Il fantastico mondo di WAL. Giganti sculture, magici animali e bizzarre creature
dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024
Rocca Flea e Parco, Via della Rocca, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti i giorni
L’altra metà della Scultura contemporanea: Licia Galizia, Veronica Montanino, Francesca Tulli
dal 5 agosto 2023 al 7 gennaio 2024
Licia Galizia
Museo Regionale dell’Emigrazione Pietro Conti, Via del Soprammuro, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da giovedì a domenica
Veronica Montanino
Museo Opificio Rubboli, Via Giuseppe Discepoli 16, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; sabato e domenica
Francesca Tulli
Museo del Somaro-Centro per l’Arte Contemporanea, Via Roberto Calai 37, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da giovedì a domenica
Il capolavoro ritrovato. Pier Francesco Mola. Una scoperta di Vittorio Sgarbi
Rocca Flea, Pinacoteca, Via della Rocca, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; tutti i giorni
in permanenza
Marco Ercoli. Nei tuoi occhi
dal 5 agosto al 15 ottobre 2023
Centro Culturale Casa Cajani – Museo della Ceramica Museo Archeologico Antichi Umbri, Via Imbriani, Gualdo Tadino
Orario: 10.00 – 13.00; 15.00 – 18.00; da giovedì a domenica
Biglietto: biglietto unico di 6,00 euro
Fino a 7 anni i bambini entrano gratis e da 8 a 18 il biglietto ridotto è di 3,00 euro.
Il circuito è dog friendly, sono ammessi alla visita gli amici a 4 zampe.
Per informazioni: cell.+39 347 7541791; tel. +39 075 9142445; www.polomusealegualdotadino.it